Tutti lo conoscono come cantante ma Albano Carrisi è anche un produttore di vino e soprattutto olio: appassionato di agricoltura e dei prodotti della terra, quelli che custodiscono i sapori di una volta. Abbiamo avuto il piacere di intervistarlo, al microfono di Elisa Tagliani, in occasione della rassegna “Illasi, Terra d’Olivi“: il progetto dedicato alla promozione della cultura dell’olio extravergine di oliva di Illasi. Un ricco calendario di eventi per tutto il mese di novembre, il periodo dell’anno tradizionalmente riservato alla raccolta e alla molitura. A inaugurare questa rassegna proprio Albano Carrisi, ospite a Illasi per inaugurare il Sentiero degli Olivi, una passeggiata naturalistica che, nel primo tratto, è stata dedicata a lui.
Taglianigruppoadv ha condotto l’evento nella figura di Elisa Tagliani come moderatrice dell’incontro e, inoltre, si è occupata dell’intervista. Inoltre, il team di Tagliani ha curato la comunicazione degli eventi durante la rassegna svolgendo anche attività di ufficio stampa nonché supporto organizzativo.
A Illasi per parlare di olive, di passione per il lavoro dei campi. Cosa rappresenta per lei la terra?
La terra rappresenta il primo rapporto con la vita perché appena nasciamo muoviamo i nostri primi passi su “mamma” Terra; suscita rispetto e allo stesso tempo gratitudine che distribuisce tutto ciò che ha. Se tu dai alla terra, lei sicuramente ti darà indietro.
Ha raccontato che quando ha iniziato nel 1971 le davano del matto.
Mi hanno sempre dato del matto. Quando ho iniziato a cantare, quando sono andato a Milano, poi quando ho iniziato ad avere successo. Anche quando ho voluto dedicarmi alla produzione del vino e dell’olio. Ma nella mia vita ho sempre seguito le sane passioni. E se tu fai le cose con passione e con amore, i risultati si vedono.
Qual è il suo ricordo più caro legato al mondo dell’olio extravergine?
Sono nato in un ambiente dove c’erano più alberi d’ulivi che persone, anche io per certi versi mi sentivo un alberello di ulivo che camminava. L’amore per quegli elementi della natura diventava totalizzante, quasi ossigeno. E tale è rimasto.
A Illasi ci sono tanti imprenditori che si dedicano all’olio, tra questi tanti giovani che sono tornati ai lavori tradizionali come l’agricoltura; perché secondo lei?
La terra impone sacrificio e passione, è un lavoro che deve essere capito; inoltre, i giovani hanno bisogno che qualcuno spieghi loro come si interviene nel campo, ulivi e vigna. I giovani per tanto tempo sono scappati dalla fatica del lavorare la terra, un impegno che nelle generazioni precedenti era considerato quasi sacro e sempre presente nella vita quotidiana di tanti italiani. Forse adesso stanno tornando a questo tipo di lavoro e a un approccio sano con la terra, stanno prendendo coscienza.
Quali canzoni sono state ispirate dai campi, magari sono nate passeggiando sotto gli ulivi?
Tantissime canzoni hanno preso ispirazione da questo mondo e sono felice di aver avuto questa opportunità. La sensibilità che abita dentro di noi ha le sue gambe e cammina, portandoti dove non ti aspetti. Quell’incontro con quelle cose a cui magari anni prima non avevi dato la giusta dimensione, il giusto credo, ritornano prepotentemente a galla e ti arrendi di fronte a cotanto miracolo.
Quale canzone dedicherebbe a Illasi?
Dedicherei l’inno del San Raffaele.